L’Italia si conferma desta: il primo Whisky Strada Ferrata
Recensire il primo whisky di una giovane distilleria non è un atto da poco: nel giudizio, inevitabilmente, non finiscono solo pregi e difetti del distillato, ma anche pareri più pesanti, come quelli sulla competenza, sullo stile, sulla visione di chi anima quella realtà.
E Strada Ferrata ne esce alla grande.

Giovane, si diceva, perché data 2021, ma forte di un gran bel background brassicolo grazie alla sorella Railroad Brewery. L’esperienza nell’ambito birra è un punto di partenza solidissimo: significa che si giunge alla distillazione possedendo l’arte della fermentazione, e prima ancora la scelta calibrata di orzo, lieviti, tempistiche. Non da tutti.

Sabato 12 ottobre 2024, dopo 3 anni e mezzo di gestazione, è venuta alla luce la prima vera release di Strada Ferrata, nata nella culla di una singola botte ex-vino ed ex brett sour beer, fasciata in 301 bottiglie. Eppure, già dotata di un certo caratterino: malto torbato a 48-50 ppm e 52% d’alcool.

Il distillato si presenta bene fin dal primo sguardo e colpisce per un colore da favola, caldo e ambrato scuro, atipico in un nettare imberbe. Poi, al naso, inizia a sedurti: arriva un’ondata di caramello, poi uva candita e panettone, alcool, babà e cose così; dopo, una leggerissima nota fresca e balsamica, verso il rye whiskey. Altra snasata: panificazione, leggerissima nota affumicata, quasi da pneumatico. È molto buono e si starebbe al naso minuti e minuti, ma quello del degustatore è un duro lavoro e qualcuno deve pur portarlo a termine.

In bocca, primo sorso: ondata di pepe, legno fresco fresco, pino e pigne di montagna. Al tatto è molto più che effervescente, è frizzantino e scalciante. L'alcool viene un po’ fuori in terza battuta. Alla fine, torba abbastanza delicata, non invadente. Al secondo sorso, si conferma frizzante e oleoso insieme, con una grana da ungere la bocca e poi da far salivare parecchio. Parrebbe da accostare a un piatto grasso, a risotti carichi o a piatti di carne forte. È denso e più maturo dell'età, con una torba a intensità medio-basse, di impalcatura al resto del whisky. Fa capolino qualche sentore salino e vegetale, la cui risultante sembra il cappero: un elemento già presente quando questo whisky era solo un new make e che adesso si sente solo sottotraccia, segno del grande lavoro di affinamento intercorso.
Poi, si sa, la degustazione finisce davvero solo la mattina dopo, quando i bicchieri scientemente non lavati alzeranno ancora caramello misto a resine, legno fresco e truciolato, note di panificazione e lieviti.

Giudizio finale: quando un giovane cresce così in fretta, gran merito deve essere dato ai suoi precettori, ai suoi maestri. Il whisky è buono, per davvero. Andrà solo un po' calmato per competere con certi Scotch cui ovviamente un po' si ispira, ma a quello ci penserà Maestro Tempo, cullandolo, tranquillizzandolo nelle botti. E se Seregno non è esattamente una baia dell’isola di Islay, i proprietari di Strada Ferrata non sembrano curarsene troppo, perché a chi passa di lì tengono a far sapere che tutto ciò che viene prodotto nel loro stabilimento è “PROUDLY LOCALE”, visti i primi risultati, possiamo dire che fanno bene: questo posto in mezzo alla Brianza promette di non uscire affatto dalle cartine del whisky continentale.