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Whisky Strada Ferrata

Aggiornamento: 19 ott 2024

L’Italia si conferma desta: il primo Whisky Strada Ferrata

 

Recensire il primo whisky di una giovane distilleria non è un atto da poco: nel giudizio, inevitabilmente, non finiscono solo pregi e difetti del distillato, ma anche pareri più pesanti, come quelli sulla competenza, sullo stile, sulla visione di chi anima quella realtà.

E Strada Ferrata ne esce alla grande.

Whisky strada ferrata

Giovane, si diceva, perché data 2021, ma forte di un gran bel background brassicolo grazie alla sorella Railroad Brewery. L’esperienza nell’ambito birra è un punto di partenza solidissimo: significa che si giunge alla distillazione possedendo l’arte della fermentazione, e prima ancora la scelta calibrata di orzo, lieviti, tempistiche. Non da tutti.

Whisky strada ferrata

Sabato 12 ottobre 2024, dopo 3 anni e mezzo di gestazione, è venuta alla luce la prima vera release di Strada Ferrata, nata nella culla di una singola botte ex-vino ed ex brett sour beer, fasciata in 301 bottiglie. Eppure, già dotata di un certo caratterino: malto torbato a 48-50 ppm e 52% d’alcool.

Whisky Italia

Il distillato si presenta bene fin dal primo sguardo e colpisce per un colore da favola, caldo e ambrato scuro, atipico in un nettare imberbe. Poi, al naso, inizia a sedurti: arriva un’ondata di caramello, poi uva candita e panettone, alcool, babà e cose così; dopo, una leggerissima nota fresca e balsamica, verso il rye whiskey. Altra snasata: panificazione, leggerissima nota affumicata, quasi da pneumatico. È molto buono e si starebbe al naso minuti e minuti, ma quello del degustatore è un duro lavoro e qualcuno deve pur portarlo a termine.

Whisky in degustazione

In bocca, primo sorso: ondata di pepe, legno fresco fresco, pino e pigne di montagna. Al tatto è molto più che effervescente, è frizzantino e scalciante. L'alcool viene un po’ fuori in terza battuta. Alla fine, torba abbastanza delicata, non invadente. Al secondo sorso, si conferma frizzante e oleoso insieme, con una grana da ungere la bocca e poi da far salivare parecchio. Parrebbe da accostare a un piatto grasso, a risotti carichi o a piatti di carne forte. È denso e più maturo dell'età, con una torba a intensità medio-basse, di impalcatura al resto del whisky. Fa capolino qualche sentore salino e vegetale, la cui risultante sembra il cappero: un elemento già presente quando questo whisky era solo un new make e che adesso si sente solo sottotraccia, segno del grande lavoro di affinamento intercorso.

 

Poi, si sa, la degustazione finisce davvero solo la mattina dopo, quando i bicchieri scientemente non lavati alzeranno ancora caramello misto a resine, legno fresco e truciolato, note di panificazione e lieviti.

Strada Ferrata

 Giudizio finale: quando un giovane cresce così in fretta, gran merito deve essere dato ai suoi precettori, ai suoi maestri. Il whisky è buono, per davvero. Andrà solo un po' calmato per competere con certi Scotch cui ovviamente un po' si ispira, ma a quello ci penserà Maestro Tempo, cullandolo, tranquillizzandolo nelle botti. E se Seregno non è esattamente una baia dell’isola di Islay, i proprietari di Strada Ferrata non sembrano curarsene troppo, perché a chi passa di lì tengono a far sapere che tutto ciò che viene prodotto nel loro stabilimento è “PROUDLY LOCALE”, visti i primi risultati, possiamo dire che fanno bene: questo posto in mezzo alla Brianza promette di non uscire affatto dalle cartine del whisky continentale.

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